Recensioni
La recensione di un “grande” amico – Giuseppe Fidelibus
Michele D’Ambra la sentinella: quell’alba che vale un’intera notte
Ascoltare un disco di musica creato da un amico, in prima assoluta, comporta il trovarsi ad attraversare il muro della scontatezza, dell’ovvietà, del “già-saputo”; una resistenza dura a cadere. Occorre una “prima assoluta” anche nell’ascolto per smentire in se stessi il nemo propheta in patria!!! Vado ad osare queste colonne d’Ercole…Come l’alba. Le canzoni di una vita.
Le partiture di una vita vibrano, qui, di notti e giorni, corredate di parole che portano sulla soglia di un’attesa sofferta ma mai dissimulata. I chiaro-scuri di questo Come l’alba catturano e trasportano l’ascoltatore fino a “costringerlo” a fare i conti con sé stesso: la vita vi si scopre animata, al contempo, di desiderio e memoria…l’armatura di una sentinella disarmata che vive in ciascuno di noi e fa vivere di attesa insopprimibile. Questo disco si ascolta volentieri proprio nell’atto di far ascoltare qualcosa di noi che esige di essere sottratto continuamente alla notte dell’oblio. C’è un cuore che scalpita ed una ragione che sovverte i piani più consolidati. Niente male.
E’ la vita che reclama il suo cuore e questo cuore che, a sua volta, grida la sua vita: le note si stagliano in noi come a riacciuffare una paternità perduta ma mai destituita. Ci si sente così investiti di una musicalità che fa compagnia anche quando ferisce alle spalle.
Il buon D’ambra ci rende così un servizio di cui essere grati e sanamente orgogliosi: quello della sentinella che veglia per noi, portandoci ad assimilarci a quell’alba che può valere un’intera notte (Per la Tua gloria) ; essa veglia con noi sul limitare di un senso su cui può giocarsi tutta una vita. Così com’è e non necessariamente come-dovrebbe-essere (Miracolo d’amore): luna e cuore, terra e parole sono cassa di risonanza (alla scuola di gioia e dolore) di un mistero che vi albeggia, con i suoi cenni, negli interstizi di ogni attimo. La sentinella se ne lascia rapire vedendosi stanata inesorabilmente; questo è un disco per uomini a cui è ridetto nottetempo: “voi non siete della notte, né delle tenebre. Siete figli della luce e figli del giorno” (Icaro). La melodia cosmica che attraversa questi testi evocano – esteticamente e non appena strumentalmente – un tempo vissuto in un’esperienza di figliolanza che trae profitto di compagnia anche dalla tenebra della notte più oscura (male, solitudine, inabilità, assenza…). La sua riscossa s’annuncia proprio col silenzio che la musica riesce ad ottenere…E’ la musica della gratitudine, ma anche la gratitudine che si fa musica (E canta): niente stereotipi; grazie Michele.
Fra contrappunti e dissonanze – pregevoli le sonorità differenziate di chitarre – si erge quella soglia ultima sulla quale la sentinella si fa valere con maggior senso di errante autorevolezza: cuore, la parola più presente in questi testi che, perciò, ci trafiggono (Luna). Differenti voci sono chiamate a raccolta per dargli-voce. Con esse il compositore sonda e sfida anche i terreni in-sondabili del vivere e morire; e la musica si discioglie in avventura storica di rapporti (come in Amica o nella dedicata A Gianluigi, giovane amico prematuramente scomparso). Niente magie melense ma tracce di esperienza di prima mano: le tastiere rigano le partiture in modo da attenuare creativamente l’altrimenti artificiosa campionatura degli effetti elettronici. Una strana e cordiale compagnia si fa largo nel fitto di quella melodia cosmica: ora la sentinella ci avverte di fare sul serio con ciascuno degli interpellati – “cerco il Tuo volto per amare il mio” (Il Tuo volto). Con essa fa sul serio quel pianoforte con note premonitrici, senza essere minacciose bensì…evocative. Qualcuno qui sale in cattedra, caro professore!?…
In realtà questo “salire” è tutt’altro che metaforico. Tra bassi di fondo e variazioni ascensive sul tema, ripercorse dal fiato del sax, quello che pareva un monito si rende annuncio di autentica empatia musicale: “Io non so chi sei, non ti conosco ma tu sei qui insieme a me…”. La sentinella assume così i tratti martoriati della pensatrice che, bibliograficamente la impersona e la intitola: A Edith Stein. Questo disco che ospita (per volere personale dell’autore, espresso nel sottotitolo) “le canzoni di una vita” finisce per essere un atto di dichiarazione esplicita: la vita stessa è sancita come vita pensante, cioè come empatia musicale, oltre che filosofica – ancora la sentinella nelle sue vesti più appropriate…Musica dice – poiché è – pensiero… e pensiero “risorto” (Resurrezione)!
E’ nel segno di questa vita pensante, cioè risorta, che faccio i migliori auguri di vita a questo disco, attraverso il suo autore, come anche a quanti avranno il piacere di ascoltarlo – dandogli ascolto. Salute!
GIUSEPPE FIDELIBUS
Articolo sul “Sussidiario.net”
Ringrazio di cuore Paolo Vites per questa bella recensione del mio disco.
MICHELE D’AMBRA/ “Come l’alba”: un viaggio nel cuore dell’uomo
Jazz, poesie, canzoni: è il bel disco del molisano Michele D’Ambra “Come l’alba” un viaggio intenso ala scoperta del Mistero che fa ogni cosa. La recensione di PAOLO VITES
03 AGOSTO 2017 PAOLO VITES
Un disco che assembla voci diverse, riflessioni recitate e canzoni vere e proprie è certamente qualcosa diverso da quello che fa qualunque cantautore, che scrive le sue canzoni e se le incide. Non è questo il solo fatto che colpisce del bel disco di Michele D’Ambra, ottimo pianista e bella voce, “Come l’alba”, ma è già un dato indicativo. Spostare l’attenzione da se stesso per allargare l’abbraccio musicale condividendolo con altri. E’ il segno di un modo di intendere la vita.Poi ci sono le canzoni, belle, toccanti, appassionate e la classe dei musicisti che hanno lavorato a questo disco di impostazione raffinatamente jazz. D’Ambra, che non è un professionista, racconta di aver inciso questo disco dopo che suo figlio lo aveva sentito cantare alcune canzoni. Gli ha chiesto di chi erano e per Michele si è aperta l’autostrada dei ricordi, quando le aveva composte anni prima e ha così deciso di metterle finalmente su disco.Un disco che si apre con la voce recitante di Nicola Sorella su un affascinante sottofondo di pianoforte e che introduce all’intimità segreta dell’autore, che adesso diventa pubblica, Per la Tua gloria.Quello di D’Ambra è un viaggio, è la sfida lanciata da un Altro al nostro essere uomini poveri e miserabili, un gesto d’Amore da cogliere per ritrovare se stessi (“I tuoi occhi, la mia paura, ma chi sei, cosa vuoi, perché mi chiami? Sono stanco, non ho voglia di sentire nessuno” canta in Io e…). Diversi sono i reading affidati a voci diverse che intervallano le canzoni, tra cui A Edith Stein.Non siamo davanti all’usuale repertorio finto-sentimental-gioioso che ammorba gran parte delle chiese italiane. Come Claudio Chieffo, da cui D’Ambra ha preso più di qualche cosa come ispirazione (ad esempio in Per Gianluigi, cantata splendidamente dalla brava Laura Aguzzoni), si tratta del viaggio nel travaglio e nella gioia di una esperienza che mai lascia tranquilli, ma apre squarci di ferita e di desiderio.Musicalmente, tra i pezzi che colpiscono di più, l’intensa Luna, su un tappeto sonoro squisitamente jazz, e una melodia di grande intensità; la briosa Aurora dove la voce di D’Ambra piace particolarmente nella sua ruvida profondità; la melodia folk di E canta, affidata alla bella voce di Elissa Giuditta e Roberta D’Ambra (su testo di Tagore, il poeta bengalese); la già citata Per Gianluigi affidata alla voce di Laura Aguzzoni, bellissima, con pianoforte e violoncello.Un viaggio che si conclude con una certezza: Resurrezione (“I miei occhi cercano il tuo cammino dammi la forza di continuare”) affidata alla voce del bravo Gianni Aversano.Un disco curato in ogni dettaglio, anche il nel libretto interno con i testi, foto, acquerelli. Un disco che trasuda Amore. Un viaggio, nel cuore dell’uomo.

Recensione su Primonumero.it
Ringrazio di vero cuore Monica Vignale che, nello spirito con cui è nato questo lavoro, ha voluto farmi dono di un articolo che nei toni e nella scrittura ha colto il senso del mio progetto e lo ha reso evidente con grande affetto e partecipazione.
Michele
30 anni dopo, le canzoni della vita: Michele, i vecchi amici e un cd che racconta la speranza
Sembrava una sfida impossibile, invece il disco è pronto e sta per essere distribuito negli store digitali e nelle edicole e librerie della zona. Michele D’Ambra, prof di storia e filosofia del Liceo Alfano, ha riunito i vecchi amici di un tempo, con i quali cantava e suonava, e ha sfornato un progetto musicale con le canzoni scritte quando aveva 20 anni “e stavo scoprendo l’amicizia dopo un lungo periodo di solitudine”. Brani che non sono stati stravolti ma solo arrangiati per esigenze di registrazione. Oltre 25 le persone che hanno lavorato al cd “Come l’Alba”, un prodotto professionale confezionato prevalentemente in casa.
Guglionesi. Michele D’Ambra e la musica sono intrecciati come la fede al dito. E altrettanto inseparabili. Le note, questo professore di storia e filosofia che oggi ha 53 anni e che festeggerà il compleanno tra pochi giorni, se le porta dentro da sempre. Incise nel cuore e nella testa. Ecco perché quando, da ragazzino, un maestro del Conservatorio di Campobasso gli ha negato la carriera da musicista «perché, secondo lui non potevo usare i pedali del pianoforte a causa del mio handicap», Michele non si è dato per vinto. Il richiamo del ritmo, dell’armonia, delle parole in musica era più forte di qualsiasi impedimento. A 12 anni strimpellava la chitarra, a 14 suonava l’organo e il piano e scriveva già testi e musica, «pur non conoscendo affatto il pentagramma». Nella musica, come in tutte le espressioni artistiche, ci sono i puristi della teoria e gli autodidatti: Michele D’Ambra, guglionesano doc, fa parte di questa seconda categoria. «Ho fatto pratica con la chitarra durante gli anni dell’adolescenza e della giovinezza» racconta nel suo “studio” domestico, fra tastiere, sintetizzatori, pc, casse professionali, aste per microfoni e tutta una serie di “attrezzi da lavoro” che accompagnano le sue giornate e scandiscono il ritmo del tempo libero.Il cd è nato qua dentro, attraverso una minuziosa paziente opera di registrazione e arrangiamento. C’è un cd, infatti, nella vita di Michele D’Ambra, musicista per passione, che ha spaziato fra generi diversi: leggera e pop, fusion e jazz, la corale classica. E’ stato accompagnatore del coro Dulcis Christe di Guglionesi, tastierista dei gruppi Forever Young e Chorus Line. Eppure il cd non c’entra niente con questo percorso. Comincia molto prima. «Parte dalle canzoni che ho scritto a 18 anni, quel periodo lì» racconta lui, che all’epoca era un ragazzo tremendamente attratto dalla bellezza della vita e dell’amicizia, grazie alla quale è uscito dalla solitudine. Canzoni rimaste in testa e su qualche cassetta «dove le ho registrato per non perderne la memoria» per anni e anni. Per decenni. Canzoni che hanno accompagnato in silenzio la sua esistenza, i suoi studi, il matrimonio, la paternità, il cammino di fede, come un sottofondo rimasto sempre nell’ombra. Fino a quando il secondogenito, Giovanni, che ha 16 anni e studia percussioni al conservatorio, ne ha colto un’eco da dietro la porta della camera-studio. «Papà, che roba è questa? Non l’ho mai sentita prima..». E Michele, in quel momento, ha girato la chiave del passato e ha liberato i ricordi, pensando che «sarebbe stato bello lasciare ai miei figli un regalo del genere, un disco con quelle canzoni sopravvissute alla giovinezza, che hanno attraversato indenni il tempo della mia vita». Anche se alla fine il vero regalo lo ha ricevuto lui, perché il disco (che dovrebbe uscire il 20 dicembre, il giorno del suo compleanno) è stato l’occasione per rincontrare i vecchi amici, quei ragazzini musicisti e cantanti di un tempo che ora sono cresciuti e che hanno accolto con entusiasmo l’idea di collaborare a questo progetto. Si chiama “Come l’alba”, e ci hanno lavorato circa 25 tra musicisti e interpreti. «E’ un disco che ha rimesso insieme le persone con le quali avevo suonato tanti anni fa, accogliendo altre persone, alcuni musicisti affermati e di straordinaria qualità, che hanno dato la loro disponibilità e sono state felici di partecipare a questo progetto. Per me un regalo inatteso e bellissimo». I brani e la musica sono di Michele D’Ambra, che ha anche unito le parti assegnate a musicisti e cantanti e completato gli arrangiamenti, dopo qualche passaggio negli studi di registrazione. «Per fare un cd di un certo livello servono molti soldi. Io non potevo permettermelo e ho trovato un altro sistema». Il risultato è eccezionale, e non solo perché gli otto brani cantati più i 4 di lettura con musica di sottofondo affrontano generi diversi e raccontano, con le parole di un (ex) ragazzo, sentimenti delicati, paure, timidezze, angosce e speranze che hanno preservato la loro attualità. E’ la qualità del lavoro a sorprendere, e colpisce tanto più sapere «che in questo disco suonano e cantano insieme persone che non hanno mai suonato insieme». Miracoli del digitale, quello che trenta’anni fa – quando i brani sono stati scritti – era una utopia fantascientifica e che oggi invece è possibile, accessibile perfino fra le pareti domestiche, come racconta la storia di questo cd. Una storia di rapporti umani, condivisione di un progetto che presto sarà in vendita anche in librerie e edicole della zona. «Ora che ho oltrepassato la barriera, che mi sono messo in gioco senza nascondermi, mi piacerebbe farlo ascoltare a quante più persone possibile» rivela l’autore, che indipendentemente da come andrà a finire «questa follia» è soddisfatto anche solo di questa avventura durata un anno e mezzo e conclusasi con il disco pensato e curato in ogni sua piccola parte. Insostituibile l’apporto dei musicisti: Oreste Sbarra, Miguel D’Agata (un mito del basso «e un amico»), Gregg Koyle, Basso Cannarsa, Tiziano Albanese, Matteo Pippa, Michele Iammarrone, Antonio Bonanni, Nicola Cordisco, Pierluigi Barbato, Marco Salvatore. Azzeccatissima la scelta delle voci che hanno interpretate, ognuna con la sua caratteristica, le canzoni: Gianni Aversano, Laura Aguzzoni, Angelo Fabrizio, Vincenzo Limongi, Elissa Giuditta, Roberta D’Adamo, Andrea Scutti e Nicola Sorella, «per me un fratello, che mi sta accanto da sempre e col quale ho condiviso la vita». Nicola Sorella ha anche curato il progetto grafico, impreziosito dagli acquerelli di Luigi Pace e dalle fotografie di Errico Fioretti scattate a Castelluccio di Norcia, un posto al quale Michele è particolarmente affezionato. Sono le canzoni di una vita, di un passato che però rinnova i suoi stati d’animo e riscopre le stesse parole di un tempo per parlare alle orecchie e al cuore. Michele D’Ambra non ha più paura di farle ascoltare. E di spiegarle, lasciando che i ricordi riaffiorino. «’Luna’, per esempio, l’ho scritta a Vieste durante un campo scuola con padre Enzo Ronzitti». ’Icaro’ è stata pensata e scritta ammirando un quadro di Matisse «che mi ha sempre colpito nel profondo». “Per Gianluigi” è un brano intriso di dolore ma anche di speranza scritto dopo la morte di un ragazzo di Guglionesi, «un amico» in un tragico incidente stradale nel 1990. «Non le ho toccate più, né nelle parole né nella musica. Ora che le ho riascoltate, riascoltate e riascoltate, posso dirlo: sono contento così». (mv)
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